“Esistono tante paure quante se ne possono inventare”
Nella vita delle persone, spesso, avvengono momenti spiacevoli che generano un senso di malessere, profonda inquietudine e sofferenza, e che a volte, sembrano trasformarsi in problemi senza una via d’uscita.
In tali circostanze, ci si chiede se possa essere necessario richiedere supporto psicologico, ma è radicata e diffusa l’idea che problemi e disagi che persistono da molto tempo, quali possano essere ad esempio la depressione, il panico, le ossessioni, le paranoie, oppure il disordine alimentare e il disordine ossessivo compulsivo, richiedano necessariamente un trattamento terapeutico altrettanto lungo e sofferto.
Il disagio psichico è una condizione psicologica, che spesso la persona somatizza a livello fisico e che si manifesta in particolari situazioni e momenti della vita, ma che generalmente copre tutte le fasce d’età.
In età adulta, si hanno spesso le risorse per poter effettuare un cambiamento terapeutico mirato in tempi brevi, considerando un primo ciclo terapeutico di 6 mesi, con sedute a frequenza sempre più ridotta.
Le sofferenze dell’essere umano possono assumere le più svariate forme, ma ciò che accomuna la loro genesi e mantenimento è il reiterarsi di comportamenti e pensieri che sono naturali, abitudinari e soprattutto si sviluppano da una funzione che è sana e benefica.
In riferimento al DSM-5, il manuale diagnostico-statistico di riferimento internazionale per le psicopatologie, vediamo come la maggior parte dei criteri diagnostici e i sintomi descritti possano rappresentare un momento specifico della vita degli essere umani e questo fa riaffiorare ricordi, sensazioni ed emozioni che sono familiari.
Quando le persone si trovano ad affrontare situazioni pericolose e che rappresentano in qualche misura una minaccia alla propria integrità fisica (pericolo reale) o sociale (pericolo psicologico), è naturale provare ansia e paura, giungendo al panico se tale minaccia è molto grande e fuori portata; la funzione dell’ansia è di fatti fondamentale, sia per la sopravvivenza dai pericoli reali, attivando meccanismi funzionali di “o lotto, o evito”, sia per consentire le attività di problem solving e focalizzazione, garantendo una buona performance in ambito sportivo, lavorativo e relazionale. In natura, “esistono tante paure quante se ne possono inventare” e di base gli esseri umani possono provare importanti stati ansiosi per diversi oggetti fobici, i più svariati. Questo non è, come solitamente si pensa, attribuibile ad un’unica grande e traumatica causa appartenente ad un remoto passato da ri-scoprire e tendenzialmente si mantiene e solidifica sulla base del tentativo non troppo riuscito di controllare le proprie reazioni cognitive-emotive e fisiologiche.
Un’altra sensazione di base che in ambito clinico è frequente rilevare come una sintomatologia invalidante è la presenza o l’assenza dell’appetito e in generale la costruzione di un rapporto malsano con la propria alimentazione.
Quando le persone sentono la fame, per esempio dopo aver avuto la necessità di saltare un pasto o esser andati incontro a un pesante esercizio fisico, il dispendio dell’energie caloriche si fa decisamente sentire attraverso un appetito che potrebbe essere descritto come “bulimico” e la vista di un piatto succulento o anche il solo sentirne il profumo, può portare alla voglia irrefrenabile di perdere il controllo per concedersi l’abbuffata. Quello che differenzia l’aspetto sano dall’insano è l’assoluta percezione di non poterne fare a meno e questo si costruisce con il tempo, partendo da una sensazione e un comportamento che in passati ha portato grandi benefici.
Nella nostra società occidentale, in cui il cibo è consumato più per piacere che per necessità, stiamo assistendo ad una sempre maggiore diffusione dei disturbi alimentari: ragazze e giovani donne che si impongono diete troppo restrittive o digiuni, oppure che si abbuffano e vomitano in maniera compulsiva.
Questi comportamenti, atteggiamenti e pensieri fanno parte di un sano equilibrio psico-fisico, permettono di stare bene e di vivere in maniera funzionale le svariate situazioni che si pongono davanti. Potrebbe quindi stupire vederle inserite come criteri diagnostici nel manuale per i disordini psicologici.
Ad esempio, possiamo parlare di un sano lato narcisistico, ebbene si, quando le persone sono portate a focalizzarsi e dare molta attenzione alle proprie risorse e capacità personali, perchè desiderano l’attenzione di una particolare persona o sono interessate a dare un’immagine grandiosa di Sè al prossimo colloquio di lavoro.
Le problematiche nascono quando ci si accorge che queste naturali modalità di interazione con se stessi con gli altri e con il mondo (inteso come tutti gli essere umani) si irrigidiscono, fino a diventarne l’unica strada percorribile anche quando si preferirebbe farne a meno. Diventano quindi la Tentata Soluzione Disfunzionale che non funziona più e che porta a stare peggio e che, quasi inspiegabilmente, la persona non sente la forza di correggere, non sente la forza di evitare di mettere in atto o al contrario, si sente bloccata nell’attuarla.
Il disagio psichico e tutte le forme di profonda sofferenza nascono dall’irrigidimento delle modalità di pensiero e comportamento che in passato hanno funzionato e per questo motivo sembrano diventare problemi irrisolvibili. Si inizia così a evitare le situazioni che preoccupano, alimentando in maniera smodata il senso di paura e minaccia, fino a giungere al panico non giustificato in relazione ad un pericolo che è sovrastimato; oppure si ripete in modo frequente, sempre più frequente, ciò che prima faceva star stare bene e dava gratificazione e piacere, giungendo alla creazione di rituali, i più variegati e a volte con elementi profetici e magici. Ma nel momento in cui i comportamenti piacevoli diventano rituali irrinunciabili, portando alla perdita e al sacrificio di altri momenti significativi, senza la possibilità di scegliere, allora tale piacere sembra trasformarsi in una prigione.
Ho provato a introdurre l’oggetto dell’intervento psicologico, che è il disagio psichico e alcune delle sue modalità di funzionamento, quelle che più frequentemente i pazienti portano in studio; per le principali classi di sintomi, riportate qui sotto, l’intervento riconosce le specifiche modalità di funzionamento, per sbloccare le tentate soluzioni rigide e ristabilire il nuovo equilibrio, senza necessariamente cercare colpevoli nascosti e appartenenti ad un lontano passato.

Attacchi di Panico
L’attacco di panico è la forma più acuta e intensa dell’ansia e ha le caratteristiche di una crisi, che seppur breve, è tanto travolgente da terrorizzare la persona al solo pensiero che una simile esperienza possa ricapitare.
Pensieri intrusivi-ossessivi
I pensieri intrusivi si possono definire come “ogni pensiero ricorrente, inaccettabile, indesiderato, accompagnato da un soggettivo disagio emotivo”. Tali pensieri insorgono così rapidamente che la loro comparsa appare indipendente dal nostro controllo.
I pensieri intrusivi e le ossessioni sono indistinguibili, in quanto costituiscono il medesimo fenomeno. Ciò che rende tali pensieri problematici e disturbanti, tanto da trasformarli in ossessioni, è la frequenza di comparsa e la valutazione di questi pensieri come pericolosi e inaccettabili.
Problemi alimentari
I problemi alimentari si manifestano sotto diverse forme e ognuna merita attenzioni specifiche sul suo funzionamento.
Con i pazienti che soffrono di un disagio legato ad un eccesso di dimagrimento, comunemente riconosciuto come anoressia, il percorso procede gradatamente, con piccoli passi che vengono sempre negoziati in seduta con il o la paziente. L’obiettivo è quello di permettere al paziente di ritrovare l’equilibrio tra il piacersi e l’adozione di un’alimentazione equilibrata.
Per i pazienti che hanno come tentata soluzione un’irrefrenabile abbuffata, associando nel momento successivo l’evacuazione, che può avvenire per via orale (vomiting) o via intestinale (purging), la prima parte del percorso prevede piccole modifiche di tale rituale, che prende la forma di una vera e propria compulsione appagante, a cui la persona non riesce proprio a rinunciare. La consapevolezza che si tratti di un rituale piacevole, permette al paziente di inquadrare il problema, raggiungendo la prima fase di intervento che porta al successivo passo: la piccola rinuncia riuscita. A questo punto le sedute sono volte a trovare un equilibrio che ristabilisca la corretta alimentazione e l’importanza di piacersi, oltre a ritrovare il gusto di piacere agli altri.
Disturbo Ossessivo Compulsivo
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo è una problematica caratterizzata dalla presenza di ossessioni e/o compulsioni.
Le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi intrusivi e ripetitivi, percepiti come incontrollabili e come disturbanti. Queste attivano emozioni sgradevoli e molto intense, quali sopratutto ansia, disgusto e senso di colpa.
Le compulsioni sono dette anche cerimoniali o rituali. Sono comportamenti ripetitivi o azioni mentali finalizzati a contenere il disagio emotivo provocato dai pensieri e dagli impulsi che caratterizzano le ossessioni sopra descritte.
Pensieri Paranoici
Il soggetto che affetto da paranoia presenta una convinzione delirante molto precisa: quella di essere perseguitato o, più dettagliatamente, che qualcuno o qualcosa possa fargli del male.
La paranoia nasce da un disturbo del pensiero di cui il soggetto non ha piena consapevolezza: il disturbo paranoide di personalità.